Buone notizie, cari Content Creator!
Il 2 agosto 2022 il Content Creator è diventata una professione ufficialmente riconosciuta dalla legge in Italia.
Grazie a un emendamento dell’articolo 28 del DDL Concorrenza, i creatori di contenuti digitali e il loro lavoro sono finalmente tutelati e regolamentati.
Ed è proprio il caso di dire “finalmente”, dato che la figura del Content Creator è una realtà a tutti gli effetti almeno da un paio di lustri.
In particolare, nel testo dell’articolo leggiamo l’obbligo del governo ad individuare specifiche categorie di controlli per i Content Creator, fornendo meccanismi di risoluzione delle controversie tra questi e le diverse piattaforme su cui operano.
L’ emendamento approvato dal Senato lo scorso agosto segna un grande passo avanti, non solo per le garanzie concesse al creatore digitale – un ruolo troppo spesso sminuito se non addirittura disprezzato – ma anche perché lascia presagire che, presto, verrà istituito un relativo codice ATECO per circoscrivere l’attività anche dal punto di vista fiscale ed economico.
Se ci pensiamo, questo è un fatto davvero importante per la nostra società, perché riconosce una “nuova” categoria professionale sempre più cruciale non solo per l’entertainment, ma anche per l’informazione e la formazione.
Se vi state chiedendo di chi sia il merito di questo successo, ve lo diciamo subito.
Il risultato ottenuto è infatti senz’altro frutto dell’impegno del Web Marketing Festival (WMF) e del suo ideatore Cosmano Lombardo che, il 10 giugno 2021, accompagnato da noti Content Creator italiani, ha sollevato per la prima volta il problema in sede parlamentare.
Leggiamo il suo commento sull’emendamento approvato: “Il settore digital & tech può festeggiare il primo, importante passo verso il riconoscimento giuridico e fiscale di una delle nuove figure professionali che lo caratterizzano. La creator economy, così come il mondo startup e in generale il reparto digital-tech italiano che sta trainando il nostro paese, ha bisogno di un punto di svolta per continuare a giocare questo ruolo, garantire occupazione, contribuire alla digitalizzazione e non perdere competitività a livello internazionale. Affinché ciò accada, è necessario abbattere i costi del lavoro, costituire un Contratto Nazionale per i lavoratori di imprese digital-tech e startup, creare codici ATECO per tutte le nuove professionalità emerse negli ultimi due decenni e abbattere il sistema contrattuale a livelli adeguandolo ai meccanismi attuali”.
Quindi, sì, una vittoria importante per il settore digitale italiano, ma la sfida non finisce qui!