Alcune tra le testate più autorevoli del settore hanno ribattezzato il 2020 come l’anno del “risveglio culturale” – un anno che ci ha dato letteralmente una svegliata, facendo aprire gli occhi ad entrambe le parti. Quali parti? Utenti da un lato, ma possiamo serenamente parlare di persone cross-generation, e brand dall’altro. Si stima che il 60% dei Millennials e il 54% dei membri della Gen Z a livello globale ritengano che i brand debbano creare community basate su interessi e passioni comuni. In parole povere: è finita l’era del “me la canto e me la suono”, dell’autoreferenzialità spinta, del vendo ergo sum. Oggi quello che conta è il contenuto, quello che non viene pensato per il mero intrattenimento, ma sviluppato pensando a una condivisione più profonda, bidirezionale: finalmente community inizia ad assumere il significato che merita. E in tal senso, tanto ha fatto l’audio. Abbiamo parlato di sveglia non a caso: il suono, in quel 2020 di risveglio e in questo 2021 di “rinascita culturale” (dopo il risveglio dev’esserci sempre una rinascita, altrimenti si torna a dormire sulle cattive abitudini) è stato proprio l’ago della bilancia. Non parliamo evidentemente di onomatopee, ma di audio digitale: grazie a Culture Next*, il report annuale di Spotify sulle tendenze che definiscono le generazioni più giovani, pubblicato da pochi giorni, sappiamo alcuni dati fondamentali per approcciarci a un nuovo tipo di marketing relazionale: quello che potremmo definire “dell’ascolto”. Per esempio:
• Il 69% dei Millennial e il 68% dei membri della Gen Z in Italia credono che le piattaforme di streaming in generale, comprese quelle di contenuti audio, abbiano plasmato significativamente il modo in cui scoprono e si connettono con una cultura più ampia
• Il 43% dei millennial e il 40% della Gen Z in Italia affermano di essere diventati parte di una community globale grazie alla musica e ai podcast
• Il 72% dei Millennial e il 63% della Gen Z in Italia concordano sull’uso dei contenuti audio per ridurre i livelli di stress
• E, udite-udite, il 36% dei giovani in Italia nutra maggiore fiducia nei podcast che nei media tradizionali.
In base ai risultati emersi dalla ricerca, Spotify suggerisce alcune strategie che consentirebbero ai brand di comunicare in maniera più efficace con le generazioni più giovani. Riassumiamole:
1. puntare sui podcast
2. dare spazio alla diversità -> la gen Z è la più eterogenea dal punto di vista etnico e culturale
3. aprire le porte agli utenti ricordando che non sono solo consumatori ma anche creatori di contenuti e, oggi, vogliono dire la loro
4. essere presenti dove loro sono a proprio agio, per esempio quando ascoltano musica.
Riassumendo ancora? Se la cultura diventa cooltura il brand diventa band e può suonare all’unisono con il suo pubblico. Quindi stay tuned, sempre, perché l’ascolto, come dicevamo sul nostro blog in tempi non sospetti, è f-o-n-d-a-m-e-n-t-a-l-e.
*Il report è stato realizzato attraverso decine di interviste con ascoltatori, creator e professionisti dell’advertising in 18 paesi, e combina dati qualitativi, quantitativi e interni, identificando le tendenze più influenti che stanno plasmando il futuro dell’audio e della pubblicità.