Udite Udite, l’ascolto diventa protagonista

Se il 2020 è stato l’anno del blasonato Social Reset, questo cambio di paradigma rispetto al rapporto con i social, il 2021 è sicuramente l’anno di una conferma epocale: il No Filter. E non parliamo dei filtri Instagram, quelli restano in auge con un’A.R. experience sempre più innovativa, ma di tutta la costruzione che rendeva i contenuti corporate patinati, inspessendo di fatto il muro con gli utenti. Una barriera all’ingresso, studiata, attraente, bella (anche se in marketing la dinamica del gusto andrebbe dimenticata), ma pur sempre una barriera che, per dovere sintattico, rendeva il rapporto con la propria community istituzionale e, spesso, poco trasparente.

Ebbene, ci siamo stancati. Finally! Avendo più tempo a disposizione e passandolo obbligatoriamente online viste le restrizioni esterne, abbiamo capito di più il valore dell’approfondimento e iniziato ad apprezzare maggiormente i contenuti veri. E cosa c’è di più vero della voce? Siamo partiti da qui, dall’exploit dei podcast – sono quasi 14 milioni gli italiani che hanno ascoltato almeno un podcast nel 2020, un dato in crescita del 15% rispetto ai circa 12 milioni del 2019 –

e degli audio-libri, per poi abbattere qualche altro mattone in favore di una cosa ancora più vera: lo streaming. Sì perché lì non puoi certo filtrare. Ti prepari, sì, ma conta solo il live. Ed è come il freestyle per un rapper: è il flusso naturale dato dalla performance e dal rapporto diretto con il pubblico a comandare, non la forzatura di una rima baciata, poi equalizzata per uscire meglio. Esci, come sei.

Con queste basi ecco che (forse) ci spieghiamo meglio il successo di Clubhouse – o perlomeno l’hype incredibile che sta generando. Cos’è Clubhouse? Maddai, il locale aperto, ma su invito!, in cui tutti vogliono entrare per sbirciare cosa c’è di così esclusivo dentro e, una volta entrati, scegliere una bella stanza per ascoltare e/o interagire con i presenti su un tema specifico. In discoteca erano le sale insonorizzate in cui trovavi generi musicali diversi, qui si tratta di parole. Altra cosa incredibile in questa fase di transizione storica: le parole tornano a pesare quanto (o più) delle immagini? Enfatizziamo, ma il concetto c’è ed evidenzia l’essenzialità di quello che ormai può essere considerato un must-have per le aziende: creare un dialogo con il proprio pubblico, farlo sentire protagonista e non per finta, dargli la parola, interagire real time.

Bene dunque, visto che siamo diventati più propensi all’ascolto, ne sentiremo delle belle.