L’impatto del Coronavirus sui social media e la risposta dei big network

Dun&Bradstreet, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle informazioni commerciali su aziende italiane ed estere, ha analizzato le aree più colpite dal Coronavirus in Cina e scoperto che sono strettamente connesse a un network globale. Cosa significa questo? Pessime notizie per l’economia, perché l’impatto del virus (o quantomeno l’impatto mediatico del virus) potrebbe coinvolgere oltre 5 milioni di società dislocate in tutto il mondo.

Infatti, proprio nelle zone colpite risiede più del 90% di tutte le aziende attive in Cina e quasi 50.000 di queste sono filiali di società straniere: Stati Uniti, Giappone, Germania soprattutto e il numero si allarga se consideriamo anche i fornitori diretti e indiretti. Numeri che stanno facendo il giro del mondo e hanno già investito le previsioni di crescita economica del 2020 (2,4% per i paesi del G-20 e uno scivolone della Cina al 5,2% – sempre ipotizzando che l’emergenza rientri nel primo trimestre ed arrivi a esaurirsi entro massimo l’estate prossima).

Emergenza che, as usual, ha fatto soprattutto il giro dei social media, con ondate di fake news che hanno contribuito ad aumentare la paura e, proporzionalmente, il danno economico. Proprio per questo motivo, i principali big sono intervenuti per contenere la mala informazione e tutelare gli utenti. Come? Vediamolo caso per caso.

  1. Google lancerà degli alert SOS in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità per rendere accessibili le informazioni sul Coronavirus: solo quelle accreditate, infatti, verranno posizionate on top ai risultati di ricerca in modo che tutti gli utenti trovino prima le notizie corrette e ufficiali.
  2. Facebook sta invece collaborando con fact-checker esterni per intercettare subito le informazioni false relative al virus, che verranno rimosse e segnalate alle autorità. Come Google, Zuckerberg si sta anche coordinando con le organizzazioni sanitarie e i ricercatori di tutto il mondo per proporre ai suoi utenti informazioni verificate e aggiornate day-by-day, incluse soprattutto quelle dell’OMS. Vale anche per Instagram, naturalmente, essendo sempre proprietario
  3. Twitter, dal canto suo, ha lanciato un prompt di ricerca creato ad hoc per garantire che al trend #coronavirus vengano abbinate per prime informazioni autorevoli. In più, quando un utente effettuerà una ricerca libera sul virus, troverà una nota e un link che forniscono le informazioni ufficiali dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie statunitensi.
  4. Anche il (non più tanto) nuovo social TikTok – che ricordiamo essere made in China – sta contribuendo: ha aggiunto uno snippet (bottone informativo) che avverte gli utenti di “verificare sempre i fatti utilizzando fonti affidabili, tra cui l’OMS” quando effettuano ricerche sul Coronavirus e rimanda a una landing page che include i siti istituzionali dei vari Paesi, inserito un link al sito dell’OMS e una label per segnalare agli utenti informazioni potenzialmente false o/o dannose.

Insomma, un gran movimento off e online che vi invitiamo a monitorare con la giusta dose di responsabilità.